
VISIONARI, AUDACI, CORAGGIOSI
Proviamo a immaginarlo al buio della sua stanza, al lume di una debole fiammella di candela, assalito dai dubbi, dalle ombre, dalle possibilità pericolose, dalle voci della sua mente. Proviamo a immaginare il suo dialogo interiore, dove ogni vocina dice la sua e a tutte si può dare ragione o torto. Ciò che conta, alla fin fine, è quella che si sceglie. Questo è uno dei nostri poteri: a quale voce interiore decidiamo di passare il microfono per farla sentire meglio e guidarci?
Pure sua madre continuava a ripeterglielo: “Figlio mio ma dove vai? Perché vuoi rischiare sino a tal punto la tua vita? La Terra è piatta, non troverai altro oltre le Colonne d’Ercole se non una cascata che all’improvviso inghiottirà te e il mare. Non dare un così forte dispiacere a tua madre. Ho paura e desidero la tua sicurezza. Resta qua, rimanda… Aspetta… Non farlo… E se…? Rinuncia… Dedicati a quell’altro… Ti ricordi cosa è successo di brutto quella volta quando? …” E giù di lacrime ogni tanto.
E’ dura la vita dell’eroe. Per restare anonimi basta niente, basta sopravvivere. La solitudine che può provare l’eroe in certi momenti cruciali è qualcosa difficile da descrivere. Non c’è dubbio che sua madre volesse bene a suo figlio. Il punto è che si possono dare consigli sbagliati anche se vogliamo bene a chi ci ascolta. Quando i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono sotto lo scacco della paura, difficilmente creeremo valore. E bisogna farsi trovare pronti, bisogna saper rispondere a quelle voci, conoscerle e affrontarle per vincerle.
Nonostante le pressioni, Colombo partì.
E adesso immaginiamolo a oltre metà del suo viaggio. Naturalmente lui non poteva sapere di aver quasi raggiunto la meta, più vicino alla costa di fronte a sé rispetto al porto alle sue spalle, perché i calcoli che erano stati fatti erano sbagliati.
Ricordiamolo mentre prende decisioni importanti, di quelle che valgono la vita o la morte. Mentre getta in mare i corpi di chi non c’è l’ha fatta. Mentre riconosce la paura negli occhi di chi comincia a lasciarsi assalire dal dubbio. E il dubbio assalì anche lui.
“Moriremo tutti in questa infinita distesa di blu? Per quanto ancora riuscirò a sopportare la sofferenza, la fame, la malattia dentro questa nave che ci imprigiona mentre ci porta verso la promessa libertà?“ Ogni uomo lanciato in mare, un pezzo di sé che viene colpito e ferito.
Quanta forza deve avere l’eroe. Quanta determinazione per arrivare fino in fondo, oltre il traguardo, sulla terra ferma. Inciampare a pochi metri prima dell’arrivo sarebbe una disdetta, una beffa insopportabile. A tanti accade. All’eroe no. Tanti non ci provano neppure. L’eroe sì.
Tu chi sei? Da che parte stai? Quanta forza sei in grado di metterci per arrivare all’altezza dei tuoi sogni? Per compiere la tua missione in questa esistenza? Per vivere da protagonista piuttosto che vivere in quel ruolo da comparsa che ti sei dato? Si può persino arrivare a credere che sia giusto restare sempre ai margini, passivi, impotenti. E’ un attimo confondere un vestito messo addosso con la nostra pelle. Per fortuna noi siamo sempre molto di più di quello che pensiamo di non potere essere o fare. Per fortuna c’è un Cristoforo Colombo dentro ognuno di noi che è pronto ad essere attivato perché lui lo sa: lui sa che
“Niente di incredibile è stato compiuto se non da coloro che hanno osato credere che qualcosa, dentro se stessi, fosse superiore alle circostanze”
Ora immaginate Cristoforo Colombo che sceglie di restare inEuropa. O Diego Messi in panchina che crede a quell’allenatore che non lo faceva giocare e che provava a convincerlo che il calcio non era il suo sport. O Gandhi che rinuncia alla “non violenza” perché “di qua” e perché “di là”! Potete essere a turno sia l’eroe sia il rinunciatario.
Qual è lavostra impresa? Quale sarà la vostra magnifica impronta in questo mondo? Come andrà a finire la vostra vita mantenendo il ruolo di comparsa?
Alla fine, parti o non parti?