
LE ANCORE DELLA MENTE – parte II
“Se la mente degli esseri viventi è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente.
Nichiren Daishonin – “Il conseguimento della Buddità in questa esistenza”
Nell’arco della giornata e della vita creiamo continuamente collegamenti e associazioni fra le cose ed è proprio questo rapporto che può farci o meno ottenere i risultati auspicati. Pensare che altrove sia meglio e là tutte le fortune siano sugli alberi pronte per essere colte è illusorio perché ci spinge verso la lamentela che annienta la gratitudine. Come succede a molti, giunti nella “Terra Promessa” scoprono che le sofferenze che avevano continua a esistere nella propria mente e alle volte cambiare luogo non basta per migliorare sé stessi.
A livello inconscio spesso decidiamo a priori come andrà la giornata. Ancora più spesso pieghiamo la realtà sulla base delle nostre convinzioni e se siamo convinti che andrà male, faremo di tutto pur di darci ragione alla fine. Potremmo, ad esempio, provare timore nel dover affrontare una persona e, anche se siamo già in macchina e ci stiamo recando all’incontro, una parte della nostra mente potrebbe lavorare per farcela evitare. Perché? Per proteggerci da ciò che noi percepiamo come minaccia. Ecco che a questo punto ogni ostacolo diverrà per noi occasione per ritirarci come l’ingorgo nel traffico, un leggero mal di pancia o l’aver dimenticato qualcosa a casa.
Il problema in sé non è mai il problema: il problema è come noi ci rapportiamo con esso e cosa accende dentro noi. Paura? Rifiuto? Indignazione? Dieci persone potrebbero provare tutte sensazioni diverse relative allo stesso evento. Il punto è la nostra “causa interna” ossia la nostra predisposizione a reagire sempre nello stesso modo quando percepiamo situazioni simili. L’ancoraggio ci permette di scegliere lo stato interiore giusto al momento che serve, indipendentemente dalle circostanze esterne.Questo è solo uno fra i tanti punti di contatto e convergenza fra la Programmazione Neuro Linguistica e il Buddismo del Sutra del Loto di Nichiren Daishonin.
Come si può fare per usare le ancore a proprio vantaggio? Bisogna riconoscere quali sono gli stati potenzianti e imparare a evitare quelli depotenzianti quali tristezza, frustrazione o insicurezza. Meglio ripetersi “sono coraggioso e mi apprezzo” piuttosto che “non devo essere pauroso e incerto”. La differenza consiste proprio nelle parole scelte: sembrano voler dire la stessa cosa ma in realtà la prima formula è positiva mentre la seconda va inevitabilmente a rafforzare paura e incertezza poiché quello che immaginiamo è quello che evochiamo. Comprendere questo ci aiuta a liberarci dalle limitazioni che ci autoimponiamo inconsciamente.
Naturalmente le persone che prediligono la vista come sistema rappresentazionale di riferimento saranno più sensibili a stimoli visivi (foto, colori, immagini), le persone auditive lo saranno con i suoni mentre quelle cinestetiche, le quali prediligono le sensazioni, useranno il contatto tattile (toccare una superfice liscia e fredda come un bracciale).
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