
IL CONCETTO DI KARMA
Il concetto di karma (dal sanscrito: azione) nasce in India e nel V secolo a.c assume con Shakyamuni un’interpretazione autonoma rispetto al Brahmanesimo tradizionale, diventando pilastro portante del nuovo pensiero buddista.
Che cos’è il karma?
Possiamo paragonare il karma ad un nastro invisibile su cui tutta la nostra vita viene registrata. Ne sono prova diretta i racconti di quelle persone che dicono di “aver visto la loro vita scorrergli davanti in un istante” a seguito di un incidente o di un episodio in cui stavano rischiando di perderla. Questo nastro è composto da tutti gli istanti della nostra vita e qui la mente umana incontra il primo limite:definire un istante è impossibile, poiché il tempo come lo spazio sono infiniti e un metro, così come un secondo, può essere diviso in 10, 100, 1000 … e così via senza giungere a una fine.
Su una pellicola cinematografica è più facile fare i conti: nel cinema delle origini si utilizzavano mediamente 16 fotogrammi/secondo mentre oggi 24 fotogrammi/secondo. Quello che percepiamo come video è in realtà una somma di fotogrammi proiettati in sequenza in grado di ingannare il nostro occhio, creando un movimento figlio di una illusione ottica. Se misurare un istante non è impresa semplice, lo è però guardare una fotografia: quello possiamo considerarlo un’istante catturato.
Come si crea il karma?
L’essere umano crea il proprio karma attraverso i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni. Nulla resta dimenticato o privo di effetti: il pensiero negativo fatto oggi potrebbe condizionare le scelte di domani; la decisione maldestra presa ieri potrebbe averci condotto oggi verso “conclusioni generali negative” che pregiudicheranno le nostre parole di domani; la parola incoraggiante di un amico che ha saputo ascoltarci può trasformare le convinzioni che abbiamo su di lui e domani, tutto questo, potrà tradursi in sostegno quando sarà lui a trovarsi in difficoltà. Un’istante possiamo immaginarlo come una moneta con due facce: da una parte riceviamo gli effetti, dall’altra poniamole nostre cause.
Facciamo un esempio:
Sto facendo la coda per acquistare due biglietti per un concerto e so che stanno per esaurirsi. Quando arriva il mio turno, gli ultimi due biglietti disponibili vengono venduti e non ne restano più per la parte restante della coda la quale, delusa e borbottante, si scioglie e si dilegua lungo le strade della città. Fortuna? Caso? Nel buddismo il caso non esiste e la fortuna, così come la sfortuna, si accumula e si sperpera.
Nel momento esatto in cui ho ritirato il biglietto, ho ricevuto in entrata tutti gli effetti della mia vita, effetti che nascono da cause messe in passato: ero lì e proprio lì in quel momento perché i miei genitori mi hanno voluto, perché si sono trasferiti in una città ricca di eventi, a mio padre avevano regalato un cd musicale, un giorno l’ho ascoltato e mi è piaciuto e ho continuato ad ascoltarlo, perché ho risparmiato e rinunciato ad altri concerti per assistere proprio a questo, perché questa mattina ho puntato la sveglia prima apposta, nonostante fosse domenica… e si può andare avanti all’infinito. Tornando alla coda, il mio sorriso improvviso al ricevere dei biglietti e già una causa messa; a questa si aggiunge un pensiero di gratitudine verso chi mi ha prestato il denaro: tanto basta perché decida in quell’istante di invitare al concerto mio fratello invece dell’amico che non ha mosso un dito per aiutarmi. Ecco che abbiamo già posto una causa con il pensiero, al momento ancora invisibile ma a breve diverrà notizia per qualcuno.
Nello stesso momento in cui riceviamo gli effetti di tutta la nostra vita, poniamo anche le nostre cause che, a loro volta, condizioneranno la rete in cui viviamo. Chi ha un atteggiamento passivo e rinunciatario subisce gli eventi e si dimentica del suo potere: il potere di lasciare la nostra traccia e di condizionare l’ambiente e gli altri allo stesso modo in cui loro condizionano noi. In altre parole, si tratta di input e output che entrano in un modo per poi uscire sotto forma di pensieri, parole e azioni. Ne consegue che ognuno è l’artefice del proprio destino e, come afferma un sutra:
“Se vuoi conoscere le cause che hai posto nel passato, guarda gli effetti che si manifestano nel presente. Se vuoi conoscere gli effetti che si manifesteranno nel futuro, guarda le cause che poni nel presente.”
Prevedere il nostro futuro non è facile ma osservando la natura dei nostri pensieri, delle nostre parole e azioni diventa molto meno difficile.